sabato 18 aprile 2015

EMERGENZA CASA A FORNOVO: SETTE SFRATTI FERMATI IN UN GIORNO

Giovedì 16 aprile 2015 la Rete diritti in Casa è intervenuta a Fornovo dopo aver ricevuto segnalazione allo sportello di Via Mantova 24 di 4 imminenti sfratti nello stesso paese. 
Si tratta di famiglie di migranti che abitano li da oltre un decennio, hanno sempre pagato le tasse e gli affitti fino a che la crisi gli  ha fatto perdere il lavoro e con questo anche la possibilità di pagare una casa. Sono famiglie i cui figli sono nati e cresciuti a Fornovo, perfettamente inseriti nel contesto sociale del paese e la cui unica colpa è quella di essere poveri.
Una volta assestati i presidi antisfratto presso gli appartamenti  siamo stati raggiunti da altre famiglie del paese che ci hanno chiesto di intervenire per altri 3 sfratti in corso nella stessa giornata. Ci hanno raggiunto poi altre due donne, una per segnalarci che la casa che stava acquistando è sottoposta a pignoramento e l’altra piangendo ci ha detto che il proprietario dell’appartamento dove abita ha cambiato la serratura in sua assenza e che da 15 giorni sta girando tra ospedale stazione e comune per poter rientrare a casa e rientrare in possesso dei suoi beni primari. Dopo avere ottenuto, grazie al nutrito presidio, il rinvio di due mesi di tutti gli sfratti, abbiamo ritenuto doveroso andare a chiedere al Comune di Fornovo spiegazioni e risposte in merito a una situazione eclatante di emergenza abitativa con un numero impressionante di casi gravi concentrati in un comune di 6000 abitanti.
Dopo aver raggiunto la sede dell’Asp e parlato con l’assistente sociale che ci ha sostanzialmente detto di non avere strumenti per intervenire, abbiamo fatto visita al municipio per incontrare l’assessore ai Servizi sociali Walter Corsi anche perchè al nostro sportello per il diritto all’abitare si sono rivolte in questi ultimi mesi anche tante altre famiglie di Fornovo, sia italiani che migranti, con le stesse difficoltà.
 Davanti a questa emergenza i servizi sociali sembrano impreparati e senza strumenti. Propongono progetti che hanno bisogno di mesi e mesi per essere attuati in toto e presuppongono l'arrivo di un lavoro. Questi progetti innanzi all'emergenza di restare senza casa servono a ben poco in quanto del tutto inadeguati e al momento dello sfratto    non rappresentano una soluzione. Nel momento in cui le famiglie sono per strada i servizi sono obbligati a tutelare i minori. Solo i minori. Quindi, a questo punto, le famiglie vengono spezzate: la donna e i bambini vanno in comunità protteta e il papà, se la fortuna vuole , trova posto al dormitorio pubblico di Parma. Molte famiglie non possono tollerare la separazione e scelgono di vivere insieme in abitazioni di fortuna, come ad esempio in macchina.
 Le comunità di accoglienza per madri e bambini non possono essere l'unico strumento attivo dei servizi sociali. Sono estremamente costose (50/60 euro al giorno per le madri e 30/40 per i minori) e privano i padri del loro diritto alla paternità delegando ancora di più alle donne il ruolo esclusivo di curatrici dei figli. Dovrebbero rappresentare l'ultima ratio e non l'unica prassi. Fornovo ,per altro, ha sul territorio comunale una struttura per famiglie sfrattate  il cui costo è di 50 euro al dì a famiglia(struttura non ancora inaugurata) ma anche in questa ipotesi il costo mensile sarebbe di 1500 al mese per famiglia che è comunque tre volte tanto un affitto.
Ma i servizi sociali sono semplicemente il braccio operativo di politiche decise altrove. Per questo i comuni, insieme alle  regioni e gli altri enti dovrebbero costruire risposte effettive all'emergenza sfratti. Il comune di Fornovo, in questo caso, pensa di risolvere l'emergenza abitativa dell'oggi chiedendo ai privati, logicamente diffidenti nel'l affitare case a persone con poche garanzie,  di mettere a disposizione i propri alloggi per canoni agevolati/garantiti, spostando quindi di fatto la risoluzione del problema al mercato. Ciò è grave perché davanti alle proporzioni della crisi attuale è necessario preventivare degli interventi straordinari. 
Decine di famiglie e bambini senza dimora rappresentano “gravi e urgenti necessità pubbliche” e ci risulta che a Fornovo ci siano numerosi edifici sia pubblici che privati lasciati all’abbandono. Per questo riteniamo che gli stessi debbano essere messi a disposizione appena possibile di chi ha bisogno di casa, anche ricorrendo allo strumento delle ordinanze contingibili e urgenti, che comtemplino l'autorecupero e la requisizione.  Volendo fare una riflessione complessiva, risulta evidente che questo comune trascura completamente di prendere in considerazione la questione abitativa per il fatto che ad essere colpiti dal bisogno sono principalmente i migranti. Lo si deduce anche dal regolamento comunale per l’assegnazione erp, dove tra le condizioni aggiuntive  comunali per l’attribuzione del punteggio ai fini della graduatoria sono iper valorizzati elementi che nulla hanno a che fare con la condizione economica e sociale del richiedente (ad esempio fino a 6 punti per chi risiede sul territorio comunale da oltre 22 anni, oppure fino a 4 punti per presenza nel nucleo di dipendente che abbia versato contributi Gescal per oltre 10 anni).
Naturalmente questo disinteresse colpisce poi a cascata tutti coloro che dovessero trovarsi in situazione di difficoltà economica colpendo su base non solo etnica, ma anche sociale e generazionale a danno dei poveri (italiani compresi) e dei giovani.

Ovviamente speriamo in una soluzione dignitosa ed  umanamente accettabile per le famiglie sotto sfratto ma se ciò non dovesse prospettarsi non esiteremo a tornare a Fornovo per difendere quei diritti basilari che le istituzioni,evidentemente,non possono o vogliono più tutelare.


Rete Diritti in Casa
Sportello di Lotta per il diritto all’Abitare 
Tutti i martedì dalle 18.30 alle 21
Casa Cantoniera 

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