Ci risiamo.
E ancora a Genova. Ma non è la prima volta e non sarà l’ultima
città vittima di un modello di sviluppo vorace che, consumando suolo
e sottomettendolo agli interessi della rendita, fa i conti con eventi
in grado di restituire “naturalmente” il territorio alle sue
funzioni originarie. Quindi un alveo di un fiume torna ad essere
quello che deve essere, o almeno ci prova, rompendo lo schema del
cemento che lo vorrebbe ingabbiare e devastando la speranza che
l’infrastruttura umana regga l’impatto mortale. Le responsabilità
sono chiare ed è inutile cercare capri espiatori da esibire tramite
televisioni e giornali. La bulimia edilizia di questo paese è
tragicamente andata oltre ogni ragionevole tolleranza e deve essere
fermata. Se non lo facciamo noi lo fa il Bisagno, il Sarno, il
terremoto.
La tragedia
vera però deve ancora arrivare. Lo sblocca-Italia e la nuova legge
urbanistica del ministro Lupi, salutati come panacea economica e
considerati portatori di benessere e sicurezza, di agevolazione degli
iter burocratici ed eliminatori di paletti giuridici, daranno il
colpo di grazia ad un territorio nazionale già ampiamente
saccheggiato. L’altare delle grandi opere e dei grandi eventi è
già innalzato e le lodi all’importanza di far ripartire i
cantieri, tra precarietà e cemento, si levano alte e decise. Anche
in commissione ambiente il prode ambientalista Realacci supportato
dal convertito Chicco Testa plaudono al Tap, al Tav, all’Expo e
figuriamoci se non saranno in prima fila nel superare le lamentele
delle Sovrintendenze o degli amministratori locali preoccupati per il
loro territorio a rischio. Il dna del governo Renzi
è fortemente
strutturato dalle molecole della rendita e della speculazione e la
riprova sta nella tolleranza con cui si accettano imprese corrotte
nella gestione degli appalti, in Val Susa come a Milano, al nord come
al sud d’Italia.
Chiaro chi
sono i mandanti di ciò che è accaduto a Genova? Altrettanto chiaro
che se i provvedimenti governativi sull’uso dei territori non
vengono bloccati accadrà di peggio? E accadrà domani. Il diritto
all’abitare degno e in sicurezza viene continuamente violato e
mentre queste tragedie divengono normalità, si colpiscono coloro che
puntano attraverso pratiche di riappropriazione e di riuso del
costruito ad una rigenerazione urbana senza consumare suolo, si
mettono in mezzo alla strada coloro che non riescono a pagare un
affitto o un mutuo, lasciando vuote migliaia di abitazioni costruite
e rimaste invendute, si condanna al distacco delle utenze e alla
negazione delle residenze coloro che per necessità hanno occupato
edifici abbandonati.
Sull’altare
del profitto vengono sacrificate Genova e le altre. Abbandonate al
loro destino quando la natura si riprende ciò che gli è stato
sottratto. Il disegno criminale che sostiene uno sviluppo basato
sullo sfruttamento delle risorse è davvero palese e nella settimana
di mobilitazione lanciata dal 10 al 18 ottobre dobbiamo davvero
provare a dare un segnale di non ritorno, produrre una rottura
materiale, sabotare il tempo della crisi che Renzi ci vuole imporre.
La nostra minaccia deve realizzarsi così come un’esondazione si
manifesta per sfondare gli argini di un letto innaturale. La
condizione di precarietà e di negazione dei diritti, di
cancellazione del presente è quanto di più innaturale oggi si possa
accettare. Ribelliamoci a questo. Facciamolo per Genova. Facciamolo
per noi!
Quest’autunno
già cominciato deve avere mobilitazioni copiose, così forti e
capaci di porre il problema che nei territori è quotidianità:
l’insopportabile precarietà di vita di chi attende un temporale
per essere spazzato via, che soffoca e comprime nelle libertà e
negli spazi. Una valle, un parco, un fiume valgono per quello che
sono e vengono valorizzati da coloro che li abitano, li attraversano
e ci giocano, non dai profitti che se ne possono ricavare o dagli
oneri concessori che si possono trarre dalla loro cessione.
Gli “angeli
del fango” alzino lo sguardo e guardino dritto negli occhi i
mandanti della tragedia permanente di questo paese, insieme,
coscienti dello Stato delle cose in tutti i territori. Riprendiamoci
le città ed esercitiamo la giusta sovranità decisionale basata sui
nostri bisogni, sui nostri desideri, sugli interessi collettivi e non
su quelli della rendita.
Non siamo
sporchi dello stesso fango. Per Genova #takethecity
Blocchi
Precari Metropolitani
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